Scuola, Renzi si è dichiarato disponibile ma sui contenuti non c’è ancora certezza

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Intervista Radio Anch’io – 09 giugno 2015 (Giorgio Zanchini)

Un po’ di incertezza nella lettura della attesissima direzione di ieri sera. Ci racconti la sua interpretazione.

Capisco che c’è incertezza, perché in realtà l’incertezza rimane anche dopo la direzione, dal punto di vista delle riforme Renzi si è dichiarato disponibile ad approfondire il problema spinosissimo della scuola, sia la riforma degli assetti istituzionali, ma che cosa questo voglia dire di preciso, come si cambiano in pratica le norme, rimane del tutto impregiudicato.
Perciò rimane questa incertezza che sarà sciolta solo dai fatti delle prossime ore.

Altro punto molto atteso: cosa farà Renzi qualora la minoranza tornasse ad opporsi o non votasse alcune riforme? Lui ha detto non mi faccio fermare, chi vuole mi sfiduci. Cosa significa questo a suo parere?

Secondo me è un’affermazione senza alcun fondamento, perché nessuno vuole sfiduciare Renzi, nessuno ci pensa a sfiduciare Renzi. Quello che si vuole dire a Renzi è che è giusto correre sulle riforme, ma è necessario che le riforme siano fatte in sintonia con quella parte dell’elettorato che guarda al Partito Democratico con fiducia e forza; perché se a furia di fare le riforme perdi parti importanti del tuo elettorato e rompi il rapporto con milioni di cittadini è chiaro che il problema non è più se fare le riforma, ma come fare le riforme, che è il vero tema che spesso Renzi non vuole affrontare.
Bisogna capire se le riforme si fanno nella direzione giusta o se sono riforme pasticciate che non risolvono i problemi. Questa è la vera questione.

Quando si parla di partito della nazione immagino che Renzi faccia riferimento ad un pezzo di paese che lui vuole conquistare, spesso voti in uscita del centrodestra, lei invece ha il timore che si perda l’elettorato di sinistra. Quindi che Partito Democratico dobbiamo attenderci nei prossimi anni?

Per quanto riguarda il partito della nazione non c’è dubbio che in questo termine ci sia un’ambiguità fortissima, perché può voler dire due cose che sono esattamente l’una il contrario dell’altra. Se per partito della nazione si intende dire un partito che rappresenta la nazione e come tale indistinto nei suoi valori, nei suoi programmi e che si apre indistintamente al centrodestra e al centrosinistra questo è un partito della nazione che non serve al paese e che io ritengo sbagliato.
Se invece per partito della nazione si intende un partito che, fermo restando la sua collocazione di centrosinistra, si vuole allargare questa è un’altra cosa. E si capisce dove è la differenza: perché se ti vuoi allargare come prima cosa devi difendere i tuoi interessi, i tuoi valori, i tuoi insediamenti e i tuoi elettori; se invece sono indifferenti i tuoi elettori o gli elettori degli altri combini una cosa che è contro il bipolarismo, che è contro gli interessi del paese ed in qualche misura determini per il futuro un’incertezza senza fine.

Le primarie avete tutti intenzione di modificarle, siete tutti insoddisfatti.

Sul piano interno la prima cosa da fare è mettere mano alle primarie. Sono a favore della conferma delle primarie nella scelta dei candidati a sindaco o a presidente della regione, ma dobbiamo disciplinarle. Chi ha inventato le primarie negli Stati Uniti accompagna alle primarie una certezza sulla base elettorale, cioè una registrazione degli iscritti e degli elettori. Dobbiamo fare esattamente la stessa cosa.
In secondo luogo dividere il ruolo delle primarie dalla funzione di selezionare i candidati da quella della politica dell’alleanza che spetta agli organismi di partito. Se noi avessimo avuto già questa riforma non avremmo avuto la situazione della Liguria.
Se noi non riformiamo questo aspetto, quando andremo tra qualche mese a votare in città come Milano e Napoli ritorneremo ai problemi e alla contraddizioni che abbiamo già incontrato.

Noi abbiamo bisogno di ricostruire e radicare il partito sul territorio, cosa che in questi anni per responsabilità di tutti, e non di una sola persona, non è avvenuto. Sul territorio chi rappresenta la voce dei nostri iscritti è un tema che noi continuiamo a trascurare.

Per quanto riguarda invece il tema della scuola, in tutti questi mesi noi non abbiamo mai fatto nessuna discussione confrontandoci con i professori, con i maestri, con gli insegnanti, con gli studenti, con le famiglie territorio per territorio. Se noi avessimo questo filtro allora i problemi di correggere una riforma non sarebbero solo più una scelta di una parte del partito ma diventerebbe qualcosa che dai territori sale fino a Roma.

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