Intervista al Corriere del Mezzogiorno di Simona Brandolini

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«Grandissimi cambiamenti nel Recovery Plan non ne vedo. Si tratta di agire col cacciavite, bisognerà rendere precisi gli impegni e gli investimenti e se parliamo del Mezzogiorno bisognerà lavorare per concentrare gli sforzi intorno ad alcuni assi».
Guglielmo Epifani, parlamentare di LeU, lunedì 22 marzo parteciperà ad un webinar sul Next Generation Eu organizzato da Michele Gravano e Michele Caiazzo (con lui tutta la compagine contiana dal dem Andrea Cozzolino, a Federico Conte, alla pentastellata Gilda Sportiello).
«Le priorità sono digitalizzazione infrastrutturale, sostenibilità ambientale e politiche industriali: l’Ilva di Taranto è bloccata, si addensa qualche nuvola sull’ex Fca, per non parlare delle crisi come Whirlpool. Il governo su questo mi pare un po’ fermo. Infine una vecchia idea ma sempre attuale: un piano straordinario di assunzioni di giovani competenti con cui ricostruire una classe burocratica di grande livello nel Mezzogiorno».

LeU sostiene l’alleanza con Pd e i 5Stelle, anche alle amministrative?

«È una fase caotica perché da una parte il Pd, dall’altro i 5Stelle stanno attraversando fasi di turbolenza. C’è da ricostruire il campo progressista. Il Pd è il più grande partito, ma non può presentarsi da solo alle amministrative, quindi bisogna allargare al Movimento 5 Stelle».

A Napoli il tavolo della coalizione è già alla terza riunione.

«Il voto è a ottobre, bisogna avere una bussola. Bisogna far pesare l’elemento locale però siccome c’è il doppio turno, in una politica di alleanze si può vincere più facilmente, l’autosufficienza sarebbe fantozziana. Quindi sì ad alleanze larghe e campo progressista. E il Sud e Napoli, dove i 5 Stelle hanno raccolto più voti, mi sembra un terreno dove sperimentare».

Antonio Bassolino, che lei conosce bene, si è candidato. Ma, per la prima volta, fuori dal partito. Cosa ne pensa?

«Ho letto la sua scelta, ma non so le motivazioni. Bassolino è una bandiera del Mezzogiorno e lo rappresenta per tanti cittadini. Appartengo però per convinzione all’idea che una Repubblica parlamentare si regga sulla funzione dei partiti, non condivido le esasperazioni populiste di questi anni e le candidature al di fuori dei partiti. È un limite per la mia visione. Se anche avesse ragione nel merito perché i partiti sono immobili, avrebbe torto perché senza partiti non si può governare, alla fine».

Chi governerà Napoli e altri comuni si troverà con le casse vuote.

«C’è un problema gigantesco: con i debiti non si amministra. Va affrontato in Parlamento».