Oggi ho voluto incontrare significative rappresentanze di lavoratori e circoli PD del lavoro di Napoli perché non se ne può più di parlare solo delle vicende di Berlusconi. Il Governo deve avere ora la forza di tirare dritto e andare avanti, senza farsi ricacciare nel gorgo del tatticismo e delle furbizie. Siamo ancora dentro la crisi più lunga dall’unità di Italia ed è di questo che un paese normale dovrebbe discutere.
Il dato che più preoccupa è la perdita del 25% della produzione industriale del paese ed è la piccola industria che sta perdendo. Ed è preoccupante anche che gli investimenti si siano ridotti di un quarto. Senza investimenti non ci può essere ripresa ma soprattutto non può esserci futuro.
Il Paese deve passare dalla logica dell’emergenza a quella della programmazione perché se cediamo i nostri gioielli industriali, il Paese si impoverisce. Non possiamo navigare a vista, nell’ottica delle emergenze, abbiamo bisogno di vere politiche industriali.
La flessibilità è diventata sinonimo di precarietà e instabilità. Dobbiamo cambiare le norme che regolano il mercato del lavoro e mi chiedo perché negli ultimi cinque anni abbiamo speso per la cassa integrazione in deroga denaro che avremmo potuto invece investire nella formazione di nuovo lavoro.
Le tasse in Italia sono eccezionalmente alte e perciò chiedo al Governo di abbassarle soprattutto sul lavoro dipendente e sulle pensioni. Il Governo deve fare qualunque sforzo per far ripartire gli investimenti anche aiutando le piccole e medie imprese con liquidità.
Bisogna anche onorare l’impegno preso con gli esodati fino a risolverlo completamente. Questo non è un problema che interessa solo chi ne è stato colpito, è soprattutto un problema etico e morale.