Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio,
il Partito Democratico non voterà la sfiducia nei confronti della Ministra Cancellieri, alla quale quindi chiede di continuare il suo lavoro. Una parte delle considerazioni di questa nostra posizione le abbiamo già espresse in quest’Aula il 5 novembre e la stessa cosa abbiamo fatto al Senato, dopo le dichiarazioni del Ministro.
Non voglio aggiungere altro a quello che abbiamo detto in quella occasione da parte del nostro capogruppo, ma voglio fare una considerazione aggiuntiva e anche non sottacere un problema che avvertiamo.
La considerazione aggiuntiva che voglio fare è che noi riteniamo, tutti, convintamene, che il Governo è alle prese con un compito essenziale e difficile in un momento della vita del Paese quanto mai complicata. Se solo metto insieme i temi che sta affrontando, in queste ore, in questa settimana, si ha il quadro esatto delle difficoltà con cui il Governo è costretto ad operare: la legge di stabilità, resa difficile da una dinamica del PIL che non è quella che vorremmo; un rapporto con l’Europa che, al di là delle parole di circostanza, non va esattamente nel senso giusto; una crisi che continua a dilagare e – come sapevamo – una conseguenza sull’occupazione e, soprattutto, sull’inoccupazione giovanile, che sta diventando il dramma vero della nostra comunità nazionale; e, in tutto questo, una sfiducia che si avverte, un clima pesante nel Paese, che non riesce a riprendere con la fiducia necessaria a guardare al proprio futuro.
Per non parlare poi delle vicende politiche che accompagnano questa fase. Ho ascoltato molto l’onorevole Brunetta – e poi gli dirò una cosa – parlare della discussione interna al Partito Democratico, ma vorrei ricordare quello che è successo esattamente in queste ore e in questi giorni all’interno del campo del centrodestra. Per non parlare di quello che ci capiterà in questa settimana con il voto che si avrà al Senato sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Vedo in questo tante tendenze di sgretolamento nel Paese e a livello istituzionale e aggiungo anche che fa parte di questa tendenza un uso del populismo molto sgangherato.
Ho ascoltato con grande attenzione le motivazioni del Movimento 5 Stelle e del suo gruppo; vorrei solo ricordare – lo faccio con rispetto, ma anche con fermezza, perché ho visto quello che è successo in una piazza di Matera solo qualche giorno fa – che, a furia di urlare e a furia di mettere cartelli, si finisce poi per non prendere neanche un voto e noi siamo sottoposti al voto e al giudizio dei cittadini italiani ! Ce lo dobbiamo ricordare noi e ve le dovete ricordare anche voi!
Per questo abbiamo bisogno, il Paese ha bisogno di un Governo che continui a lavorare e rafforzi la propria azione, perché, come ho detto tante volte, non possiamo permetterci né il galleggiamento né uno stato di fibrillazione continua.
Poi c’è la seconda valutazione, quella su cui, in tutta onestà, voglio ripetere qui esattamente come la penso.
Questa vicenda, signor Ministro, ha davvero tante facce. Riflettevo questa mattina, venendo qui e pensando alle cose da dire, come ci potrebbe vedere un Paese o un osservatore che viene da fuori rispetto al fatto che noi stiamo da giorni e giorni, da settimane e settimane, a discettare su una telefonata, sul suo contenuto, su una virgola su una parola, su un aggettivo. Vedo che poi un’altra telefonata nelle ultime ore è diventata un altro elemento di cui si discute, si discetta e si valuta. Ma naturalmente questo perché avviene ? Non solo perché questa – diciamo – è una cosa che può capitare, ma perché naturalmente in quella telefonata, come abbiamo detto esattamente nel discorso alla Camera, ci sono cose che non ci hanno convinto da subito e che lei stessa nel suo intervento anche oggi ha ripetuto.
Ebbene, le voglio dire con chiarezza che anche io ho esercitato questo ruolo di leggere tra le righe di una telefonata.
Vede, quello che non va in quella telefonata, signor Ministro, se posso dire, non è quello che c’è, è quello che manca. Sarebbe bastato aggiungere alla sua telefonata la seguente frase: «naturalmente opererò nel rispetto dei doveri che la mia funzione mi impone» e non ci sarebbe stata tutta questa discussione e il problema sarebbe stato in gran parte risolto.
Così come non mi piace – lo dico con la forza necessaria della coscienza di un liberaldemocratico quale mi ritengo – che per giudicare l’operato di un Ministro si debba insieme giudicare l’operato e la vita del proprio marito e del proprio figlio, perché non ci si comporta così in una democrazia! Si attacca una persona per quello che fa e si lasciano stare le responsabilità di chi vive con quella persona. Questa è l’essenza della democrazia e mi dispiace.
Eppure, ho detto che un problema c’è e il problema lo posso raffigurare in questo modo: non l’esistenza di un reato, non l’esistenza di fatti non conformi alla legge, non è questo il problema; è che si è radicata, in ragione di questo e della campagna mediatica, in una parte consistente dell’opinione pubblica dell’Italia, l’idea che in questa vicenda ci si sia comportati così perché da una parte c’era una famiglia di potenti e non una famiglia di persone normali. Questa è l’idea che si sta facendo una parte del Paese. Ed è questo il tema più delicato: non quindi se c’è stato un atteggiamento non conforme alla legge – ci mancherebbe –, ma che una parte della nostra opinione pubblica pensa che sia avvenuto qualcosa che ha a che fare con un’assenza di imparzialità tra le funzioni che si debbono e le conseguenze.
Allora, siccome questo è vero e dobbiamo fare i conti con questa opinione pubblica, perché non possiamo far finta che questo non avvenga, dobbiamo avere anche la coscienza del perché questo avviene. Perché con la crisi, con le difficoltà, con la durezza della condizione di molti, si è alzata la soglia nel Paese e questo riguarda tutti noi, non soltanto un Ministro. Si è alzata la soglia della tolleranza del Paese verso l’assenza di rigore, di imparzialità e di sobrietà. Ne siamo coscienti tutti e dobbiamo esserne coscienti ed è un problema che riguarda l’intera comunità nazionale e chi ha più responsabilità.
Per questo, io penso che, nel momento in cui con questo voto le diciamo di andare avanti, le diciamo però insieme anche una cosa: che non con le parole, perché il Paese non ha più bisogno di parole, ma con i fatti, ci sia da parte sua l’impegno, con forza, a rimuovere una parte di questa considerazione e di questa critica che l’opinione pubblica avverte su questa vicenda.
Trovi lei il modo, anche visibile, per consentire a chiunque di poterle fare una telefonata o di accedere a una procedura che metta in discussione la possibilità, da parte di chi non ha voce, di potersi fare ascoltare e avere una risposta ai propri problemi.
Dia lei, con il suo lavoro, una maggiore attenzione, oltre a quella che ha avuto, nei confronti del tema delle carceri e della condizione dei carcerati. Dia lei un impulso alle politiche di riforma di cui ha bisogno il nostro Paese. Infine siccome vi è stata tanta discussione sulla nostra discussione interna, voglio dire a tutti che noi, le nostre discussioni, le abbiamo fatte alla luce del sole, in maniera trasparente, con una discussione franca, come si conviene a un partito democratico.
E voglio dire all’onorevole Brunetta, non solo che bisogna sempre parlare con rispetto delle discussioni che riguardano altre forze politiche, perché viene sempre, poi, il dubbio che si parli degli altri per non parlare mai di sé, ma che, probabilmente, e non solo nelle sue parole, ma anche in una parte della discussione che stiamo facendo, si è, in qualche misura, e purtroppo, smarrito che cosa deve essere e che cos’è un vero partito democratico e che cos’è il vero congresso di un partito democratico, di una vera forza politica democratica, quale noi ci onoriamo di essere e in nome della quale rappresentiamo quella parte del Paese che ci continua a dare, come si vede, grande fiducia ad operare.
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