I principi di libertà e di non violenza valgono oggi come allora.
Per questo il PD ha deciso di costituirsi parte civile nel processo Condor, affiancando le famiglie dei 23 cittadini italiani uccisi tra il 1973 e il 1978 in America Latina.
La scelta del PD di costituirsi parte civile al processo che avrà inizio il 10 ottobre 2013 a Roma (nel quale il procuratore Pellegrino Capaldo ha chiesto il rinvio a giudizio di 35 imputati per il loro coinvolgimento nelle operazioni di repressione) è stata presa dal Segretario nazionale, Guglielmo Epifani, a seguito di una richiesta di Monica Xavier, presidente del partito uruguayano “Frente Amplio”. Durante le operazioni del “Plan Condor”, tra il 1973 e il 1978, furono uccisi 23 cittadini italiani al fine di reprimere le attività dei guerriglieri di sinistra che operavano, anche in maniera piuttosto blanda, contro le dittature di Argentina, Cile, Bolivia, Uruguay e Paraguay. Le operazioni degenerarono poi contro ogni sorta di oppositori: venivano rapiti, torturati ed uccisi studenti inermi, giornalisti, intellettuali, professori universitari, sindacalisti, operai, madri e padri che cercavano i propri figli scomparsi, e spesso le violenze non si limitavano al singolo soggetto ritenuto “sovversivo”, ma si estendevano anche ai familiari. Alcuni degli imputati del processo Condor sono di origine italiana (come molte vittime sulle quali si sono accaniti) ed erano titolari di passaporto del nostro Paese. Essi si macchiarono di feroci crimini durante gli anni delle dittature e agirono soprattutto contro chi faceva opposizione alle durissime violazioni dei diritti civili e politici perpetrate dai regimi al potere.