La foto di Bersani e Letta che si abbracciano è il simbolo della frattura tra la «ditta» e un premier «solo al comando»?
«Renzi ha un grandissima capacità di iniziativa personale, ma la sfida è troppo alta e lui certo non pensa di farcela da solo. Matteo va messo alla prova e può vincere, con tutto il governo e con tutto il Pd».
Le ferite della «staffetta» a Palazzo Chigi, di vui ha parlato Bersani, si possono rimarginare?
«Mi ha colpito la rapidità con cui tutto è precipitato, con il passaggio da un premier a un altro. E’ inutile nascondere che una parte consistente dell’opinione pubblica e degli iscritti al Pd sia rimasta disorientata. Non è normale che tutto questo avvenga quando il premier è espresso dal suo partito »
Se non è normale, perché avete votato il via libera a Renzi?
«Si sono incontrate due traiettorie. L’affaticamento del governo Letta, al quale non è seguito un cambio di passo e l’esito del nostro congresso, primarie aperte che hanno eletto un nuovo segretario con un consenso molto forte. Era nelle cose».
La staffetta era nelle cose?
«L’esito ha una sua logica. Per il caratterer di Renzi, per la forte invesitura ricevuta e per i ritardi di Letta. Lo statuto prevede che il leader sia anche il candidato premier e il segretario ha voluto candidarsi a un governo di rinnovamento».
Perché allora il Pd ha accolto con tanta freddezza l’esordio di Renzi?
«C’è preoccupazione e una certa sofferenza. Ma oggi è interesse di tutto il Pd a lavorare perché questo governo possa avere successo e lo dico io che ho fatto di tutto per sostenere Letta».
Cosa vi preoccupa?
«I dubbi riguadano principalmente una indeterminatezza di contenuti. Quasi tutti, da Squinzi alla Camusso, hanno detto di confividere i titoli che Renzi ha illustrato. Obiettivi ambiziosi che mi hanno colpito. Ma il punto su cui la partita si gioca e dove il governo può riuscire o fallire sono priorità e coperture. Questo è il problema vero, che richiede un minimo di assestamento del governo».
La squadra non la convince?
«Il ministro dell’Economia, scelto l’ultimo giorno, avevo un altro ruolo e un altro incarico. Avrà bisogno di tempo per dare risposte a questi interrogativi. Per Irap, Irpef e cuneo fiscale servono coperture stabili».
D’Alema ha detto che Renzi non è il suo modello e Bersani teme l’uomo solo al comando.
«Le loro preoccupazioni hanno un fondo di verità, eppure anche io ritengo che sostenere questo processo sia interesse di tutto il Pd. Se l’azione riformatrice di Renzi fallisce è un danno per l’Italia».
Condivide l’allarme sul conflitto di interessi del ministro Guidi?
«Sono osservazioni non infondate, ma tutti i ministri bisogna giudicarli per quello che fanno. Ogni scelta del ministro dello Sviluppo sarà soppesata in maniera attenta. In ogni caso è un governo molto ristretto, tante donne e tanti giovani».
C’è chi lo ha definito leggero…
«I giovani hanno meno esperienza, ma bisogna rischiare».
Renzi sembra determintato ad approvare la legge elettorale prima delle Europee, senza aspettare la riforma del Senato.
«Il puntopiù delicato per il nuovo governo è il rapporto tra legge elettorale e riforme, lì Renzi incontrerà uno dei passaggi più difficiili. Da una parte c’è l’intesa con Berlusconi e dall’altra c’è il governo, che ha una sua maggioranza. Al Paese servono un nuovo sistema di vota, la riforma del titolo V e il superamento del bicameralismo perfetto. Le tre cose si tengono e il vero ostacolo che il governo può incontrare il come tutto si tiene».
Renzi vuole andare a votare?
«La legge elettorale, al di là delle soglie e dei collegi che vanno rivisti, funziona soltanto se c’è una sola Camera elettiva. Dilatare i tempi sarebbe sbagliatto e altrettanto sbagliata è però l’idea di cambiare la legge elettorale senza riformare Senato e titolo V. Simul stabunt simul cadent».
Il governo arriva al 2018?
«Non giudico le intenzioni, dico che a un Paese sfilacciato e diviso serve un governo che faccia le cose. Se Renzi non riesce si accentua la faglia tra cittadini e istituzioni».
«L’oppositzione è il Pd», titolava ieri Il Giornale. E’ così?
«Non si è mai visto un partito, il cui segretario guida il governo, che fa l’opposizione».
La sinistra non chiederà a Renzi di rinunciare alla segreteria?
«I problemi del partito si affronteranno dopo aver avviato la fase del governo. Oggi in direzione voterremo l’adesione al PSE, un passaggio grazie al quale conteremo di più in Europa».
Letta lascertà il Pd?
«Si è sobbarcato un compito difficile, bisogna ringraziarlo. E’ una delle personalità più di spicco del Pd e avrà un ruolo, quale e in che tempi io non lo so».
Bersani sarà presidente?
«Non possiamo misurare tutto sugli incarichi. Versani appartiene a quella generazione di uomini che hanno fatto la storia del Pd e che fanno della responsabilità verso il Paese il loro tratto distintivo».
Monica Guerzoni, Corriere della Sera (27/02/2014)