Intervista ad Agorà – 28/11/2013
Ci sono due piani distinti: da una parte in uno Stato di diritto le leggi si applicano per tutti, e ieri al Senato c’è stato il rispetto di questa verità, dall’altra c’è la battaglia politica. Sono due piani che insieme non possono stare.
Tanto è vero che Berlusconi decade, ma può continuare la sua battaglia politica. Altro è immaginare il giudizio sul suo operato, che appartiene alla sfera delle condizioni politiche.
Le parole usate ieri da Berlusconi non sono quelle di uno statista, di un uomo di governo. In nessuna parte d’Europa sarebbe successo quello che abbiamo visto ieri.
Campagna elettorale? Berlusconi ci ha abituati a farla in maniera permanente, anche quando stava al governo. Noi a primavera abbiamo cinquemila Comuni che votano, a maggio abbiamo le europee, quindi in qualche misura una campagna elettorale già c’è. Se invece pensiamo alla possibilità di votare in primavera, io non la voglio e la escluderei.
Noi non abbiamo paura di nessuno, rispettiamo tutti, ma non abbiamo paura di nessuno. Restiamo la più grande forza politica del paese, abbiamo vinto tutte le amministrative. Il punto vero è che noi oggi ci carichiamo di una responsabilità ancora più grande alla guida del paese, e abbiamo all’opposizione da una parte il Movimento Cinque Stelle e dall’altra la nuova Forza Italia, e questo rende più insidioso il terreno.
Dobbiamo saper rispondere alzando la qualità dell’azione di governo. La nuova situazione richiede una ridefinizione dell’agenda di temi e di cose da affrontare.
Con tutti i suoi limiti la legge di stabilità sarà approvata entro la fine dell’anno.
Il riordino dell’agenda politica deve prevedere un intervento più forte su occupazione e sul rilancio degli investimenti. Bisogna che il governo faccia propria una linea nei confronti dell’Europa che da un lato porti a chiedere più Europa e dall’altro a chiedere un cambiamento delle politiche fiscali ed economiche europee. Da qui davvero avremo un’insidia nella prossima campagna elettorale, perché è facile fare populismo e dare tutta la colpa all’Euro e all’Europa e nascondere le proprie colpe e le proprie responsabilità , cosa che una parte del nostro sistema politico è bravissima a fare da sempre.
Vorrei che la mia decisione di non ricandidarmi fosse letta come una prova di serietà, che ogni tanto anche la politica è in grado di dare. Quello che ho detto, ho fatto. Se guardo dove ho preso il partito e dove lo porto sono soddisfatto. Anche per la gestione della vicenda decadenza. Il nuovo che verrà sarà capace di portare ancora più avanti il Pd. Non vedo molte forze intorno a noi in grado di portare avanti il rinnovamento con democrazia come facciamo noi. Consigli al mio successore? Non ci penso proprio, semmai lo farò al momento del cambio delle consegne.