Intervista rilasciata al Corriere del Mezzogiorno di Emanuele Imperiali
“In questa fase di fibrillazione politica, riprendere il filo generale di una politica per il Mezzogiorno mi sembra importante.”
Dopo tanti allarmi sulle risorse, finalmente qualcosa si muove.
Infatti! Ma perché non resti un libro dei sogni, deve diventare patrimonio del governo nel suo complesso. Non può limitarsi ad una conferenza stampa. Ora bisogna passare all’individuazione degli strumenti.
A che pensa in particolare, Epifani?
Primo, passare da una media del 22% al 34% di investimenti in conto capitale vuol dire incrementarlo di un terzo al sud. Secondo, se vuoi far diventare la questione meridionale un pezzo centrale della politica del governo bisogna aprire tavoli nelle regioni con i maggiori problemi aperti. Prendiamo il caso della Campania: perché per i 30.000 in cassa integrazione in attesa della reindustrializzazione e della riconversione, non si pensa a percorsi formativi retribuiti?
Come devono agire in questo contesto le imprese pubbliche e private?
Non si può caricare tutto su Invitalia, dalla Whirlpool a Bagnoli. Nel piano c’è un riferimento forte al risanamento ambientale dell’Ilva di Taranto, ma per farlo occorre trovare un accordo serio con la proprietà. La riconversione del polo pugliese va fatta nel modo più sostenibile possibile.
Nel piano del ministro Provenzano largo spazio è dato all’interdipendenza stretta tra nord e sud. Condivide questa impostazione?
Si tratta di un principio assolutamente corretto. Soprattutto oggi che il nord ha raggiunto livelli di saturazione delle aree fisici e ambientali davvero non più superabili. Il sud non può continuare ad essere un territorio dove si consumano i prodotti realizzati nelle aree sviluppate del paese. Bisogna cominciare a ragionare in termini di un mezzogiorno in grado crearsi mercati all’estero, puntando sulle proprie produzioni eccellenti di qualità.
Il piano sfiora solo il tema del regionalismo a geometrie variabili. Ma è un argomento che incide non poco sulle risorse da destinare al sud.
Non c’è dubbio. Ogni discorso di autonomia regionale deve essere rinviato almeno a quando non vi sarà un livello di parità tra i diritti di cittadinanza nell’intero Paese. Se non fissi prima quello che è indispensabile in termini di Livelli Essenziali di Assistenza per garantire uguali servizi per tutti, fai un danno incommensurabile al Mezzogiorno.