Intervento del 2 agosto 2017 dell’On. Guglielmo Epifani, a titolo del gruppo MDP , in risposta all’informativa del Ministro Calenda alla Camera dei Deputati, sulla vicenda dell’acquisizione da parte di Fincantieri dei cantieri navali STX Saint-Nazaire.
Presidente, signor Ministro, il quadro che lei ha delineato qui in Parlamento effettivamente è un quadro veritiero, che corrisponde esattamente a quello che è accaduto in questi mesi sulla vicenda tra Fincantieri e l’azienda francese.
La cosa che colpisce non è soltanto il voltafaccia del Governo francese, dopo solo qualche settimana in cui tra il Governo precedente e Fincantieri si era raggiunta l’intesa su punti che stavano legittimamente a cuore rispetto alla condizione dei lavoratori e dell’industria francese. Non è solo questo: sono le argomentazioni che il Governo francese ha portato per giustificare il voltafaccia. Io ho provato ieri a leggere e rileggere l’intervista del suo omologo pubblicata sul Corriere della Seraper provare a capire per quale motivo, sulla base di quale preoccupazione il Governo francese cambiava così repentinamente le proprie decisioni; e più leggevo e più non volevo credere a quello che leggevo! Quando il ministro francese parlava ad esempio di difesa dell’occupazione nel cantiere di Saint-Nazaire, è chiaro che parla di una preoccupazione vera; ma quell’occupazione viene più garantita dall’accordo con Fincantieri che se quei cantieri restano da soli o trovano altre alleanze in Europa, perché la forza di quel cantiere è di essere il bacino più grande e profondo d’Europa dove solo il portafoglio di ordini della Fincantieri, cioè di navi da costruire da 200 mila tonnellate a 250 mila tonnellate, può riempire, nessuno è in grado di fare altrettanto.
E che cosa dire della preoccupazione francese sull’accordo che Fincantieri ha stipulato con i cinesi per la costruzione di navi crociera da fare nei mari del Pacifico? Qui siamo all’assurdo! C’è un accordo commerciale che serve a costruire in Cina navi: viene portato ad argomento che ci sono problemi sensibili che sarebbero affrontati con i cinesi. Se un ministro italiano, se lei, signor Ministro, avesse osato difendere così una scelta, io le avrei detto qui, di fronte al Parlamento, che siamo in presenza di un ministro che non ragiona tanto, che non porta argomenti, ma porta unicamente dei pretesti.
E che cosa dire della proposta francese di governare un’impresa nata dalla fusione tra le due imprese, che deve andare a conquistarsi nel mondo commesse, attività, lavoro, gestita pariteticamente al 50 per cento come se fosse un condominio? Ma come si può gestire un’azienda senza che nessuno abbia un potere e un principio di responsabilità chiaro e legittimo? Parliamo di un grande complesso industriale, non di altro: non si può gestire politicamente la vicenda di come si deve guidare un’azienda così complessa.
E aggiungo che l’altro vantaggio dell’integrazione era rappresentato dal fatto che finalmente l’Europa poteva avere, e potrebbe ancora avere, un gruppo di dimensioni internazionali come mai nel passato: perché anche messe insieme le due aziende è vero che rappresenterebbero il quinto o sesto gruppo mondiale, ma la distanza tra il campione europeo eventuale e le altre aziende coreane e cinesi è incommensurabilmente vasto.
Per l’insieme di queste ragioni non c’è questione: o si va nella direzione così come è stata stabilita, o questo accordo per noi non può essere cambiato. Non ne va soltanto del ruolo e del futuro di Fincantieri, di un’azienda che ha recuperato credibilità, ordine e prestigio, dopo anni e anni in cui è andata in serissima difficoltà; non è soltanto un problema di credibilità del nostro Paese, che si troverebbe a perdere, per scelte incomprensibili, un piano industriale degno di questo nome; ma sarebbe anche uno smacco per l’Europa. Perché tutti assieme abbiamo detto in quest’Aula, nella mia Commissione, nella Commissione che ho l’onore di presiedere, nelle cose fatte fino ad oggi, che noi abbiamo bisogno di avere più Europa su queste politiche, perché non è possibile che un’Europa che è la più grande realtà economica al mondo non abbia poi in settori fondamentali e strategici il ruolo fondamentale che le spetta. E anche quando si vogliono confondere le acque, apriamo all’Airbus della difesa, entriamo in un terreno che è molto complesso e molto minato; e mi piacerebbe allora ragionare non soltanto dell’Airbus dei mari, ma anche di cosa avviene sui lanciamissili, di cosa avviene in settori strategici della difesa, dove tra noi e la Francia non sempre le cose collimano. Per l’insieme di queste ragioni, io invito il Governo, a nome del gruppo, a tenere duro su questa posizione, a farlo con serietà, e anche ad utilizzare questi mesi per rafforzare le nostre ragioni e le ragioni di Fincantieri.