Cabina di regia di Industria 4.0

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Si è svolta ieri la cabina di regia di Industria 4.0

I provvedimenti presi e quelli che troveranno posto nella manovra di bilancio per il 2018 vanno nelle giusta direzione. I dati della ripresa in corso dimostrano che essa è sostenuta dalla domanda estera e dagli investimenti privati mentre sono fermi quelli pubblici come finalmente ha riconosciuto anche il ministro Padoan. È quindi ragionevole continuare ancora con una politica di incentivi ma ci sono però delle cose che vanno corrette, dei rischi che vanno evitati e due considerazioni generali di politica economica. Innanzitutto va evitato che una riduzione del super ammortamento finisca per colpire gli investimenti in software.
Questo colpirebbe solo le piccole e medie imprese e l’artigianato tanto più nel Mezzogiorno, inoltre darebbe l’idea che industria 4.0 riguardi solo i processi materiali e non l’insieme anche di quelli immateriali e digitali.

Poi, per quanto riguarda la formazione delle competenze dei lavoratori, tema rimasto in ombra fino ad oggi, se si lavora per un credito di imposta a favore delle imprese bisogna segnalare che la formazione non è solo un dovere per le imprese, ma è un diritto dei lavoratori e che quindi procedure e modalità vanno condivise e controllate.
In terzo luogo bisogna prestare più attenzione all’edilizia, settore che ha perso nella crisi 600.000 lavoratori e un terzo delle imprese. Qui bisogna sostenere le nuove modalità che unificano progettazione ed esecuzione, aumentando la produttività di un settore in una fase di domanda bassa e investimenti pubblici insufficienti.Infine occorre che i bandi per la costituzione dei centri di competenza tra università, centri di ricerca e imprese, abbiano un segno di specializzazioni policentriche per impedire che le due o tre aree più forti abbiano nei fatti il monopolio della ricerca e del trasferimento tecnologico.
Se Napoli potesse diventare il centro nazionale di competenze per l’edilizia e Bari per l’aereonautica, anche il Mezzogiorno potrebbe giocare un ruolo importante e non residuale.

Con questo tema si arriva ad una considerazione generale: gli incentivi sono stati utilizzati dalle imprese nel sud solo per l’11 percento del totale nazionale, cosa che per la grande parte ha avvantaggiato le imprese del centro nord. Questo è un dato inevitabile data la composizione territoriale della manifattura. In più due terzi della domanda si è rivolta fortunatamente ad imprese italiane di robotica e macchinari, ma anche queste come è noto sono concentrate in una o due regioni del Paese. Questo dato ci dice che il Mezzogiorno necessita di avere più risorse utilizzando tutte le altre forme pubbliche di incentivo agli investimenti, con una attenzione particolare alle piccole e medie imprese. Se questo non si fa, il divario territoriale non solo non si ridurrà ma potrebbe aggravarsi.

Infine bisogna integrare Industria 4.0 con la nuova strategia energetica nazionale.
Questo vale per l’efficienza ed il risparmio energetico e vale per le nuove modalità di trazione del settore automotive sempre più orientate all’uso della trazione elettrica. Qui la nostra filiera della componentistica rischia di essere spiazzata dalle trasformazioni in corso anche per i ritardi prima di Fiat e ora di Fca.
Per questo ci vuole una politica industriale che eviti la riduzione delle nostre catene di valore e impedisca che con la mano destra si faccia una cosa e con quella sinistra il suo contrario.

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